Carismi, lingue, cessazionismo… e altro

Uno stimabile membro del Gruppo di Studio sulla Storia del movimento pentecostale italiano, che ho il privilegio di coordinare, ponendosi in una prospettiva ‘cessazionista’, che a mio parere è pienamente coerente con le sue premesse teologiche calviniste, avanza due rilievi in merito a un mio articolo.

In questo mio articolo ravvisavo una matrice teologica wesleyana per la teologia e l’esperienza pentecostale. L’uno e l’altro movimento, infatti, sostengono che successivamente alla giustificazione (“nuova nascita”) v’è un’ulteriore esperienza che presenta un aspetto duplice: è sia un processo continuo che un momento particolare e preciso. Insomma una seconda opera della grazia. Wesley la chiamava “perfezione cristiana” e con questa espressione non intendeva la perfezione umana (che è impossibile) bensì la completezza delle esperienze che Dio ha in serbo per gli uomini. La differenza nella valutazione di ciò che comporta questa seconda esperienza sta nel fatto che i wesleyani enfatizzano la vittoria sul peccato, i pentecostali un conferimento di potenza spirituale che si manifesta con il segno di parlar lingue sconosciute.

Diversa è la posizione calvinista: per grazia l’uomo è semplicemente dichiarato giusto da un Dio che lo ha predestinato a ciò; quanto alla vittoria sul peccato sarà solo la morte a consentirla. Dunque nessuna seconda opera della grazia, ma una e una soltanto al momento della giustificazione. Nessun cambiamento reale (cioè in rem, nella cosa in sé) ma solo una dichiarazione ‘forense’ di giustificazione.

Il cessazionismo consiste nel credere che il segno delle lingue, insieme ad altri carismi di cui leggiamo specialmente negli Atti degli apostoli e nelle epistole paoline, sia cessato col venir meno di quell’antica generazione apostolica.

Il mio interlocutore fa osservare: 1. Il pentecostalismo ha avuto una precedente edizione nel montanismo del secondo secolo; 2. Come mai durante tutta la storia della cristianità questi carismi si sarebbero ripresentati soltanto agli inizi del Novecento con il sorgere del movimento pentecostale? Tento di rispondere.

  1. Il paragone tra movimento pentecostale e movimento montanista è stato fatto più volte, però da persone che non avevano studiato su serio il montanismo. Io ne parlo diffusamente nel mio Cristianesimi nell’antichità alle cui pp. 392-396 rimando per un approfondimento. L’affinità è solo epidermica. Basterà solo pensare che nel montanismo l’esperienza estatica era uguale alla Scrittura se non superiore, laddove nel pentecostalesimo la Bibbia è basilare e da sola sufficientemente normativa.
  2. Quanto alla seconda opera della grazia successiva alla conversione si tratta di un’esperienza ampiamente attestata durante tutta la storia della chiesa ininterrottamente. Si legga la magistrale trattazione del prof. Newton Flew, edita a Oxford nel 1934 col titolo The Idea of Christian Perfection in Christian Theology. Basterà dire che anche nella Chiesa Romana con il sacramento della confermazione abbiamo un ‘fossile’ sia pur distorto di una fede nell’azione dello Spirito successiva alla giustificazione per la vittoria sul peccato e il conferimento del pieno carattere cristiano. Quanto alla dottrina wesleyana va detto che essa ebbe il merito di non attingere solo ai riformatori ma di collegarsi direttamente all’esperienza della chiesa antica ed alla letteratura patristica di cui Wesley era ottimo conoscitore ed editore.
  3. I carismi, cioè i doni di Dio ai credenti, hanno sempre accompagnato la fede profonda. L’esperienza cristiana o è un’irruzione del sovrannaturale nella nostra vita o non è niente. La fede in Cristo non può ridursi a un’ora di lezione accademica domenicale. Se questi credenti abbiano avuto come etichetta ‘cattolico’, ‘protestante’, ‘anglicano’, ‘calvinista’ o ‘luterano’ è secondario poiché Dio guarda i cuori e non le appartenenze.
  4. Quanto alla glossolalia come segno della seconda opera della grazia io avanzo una mia personale interpretazione: intanto distinguiamo tra xenoglossia (parlare lingue esistenti ma che non ho studiato e farmi intendere, come a Pentecoste) e glossolalia (pronunciare fonemi non codificati in nessuna lingua adoperata che, per essere significativi, hanno bisogno del corrispettivo dono di interpretazione). Se il Signore è colui che dona bisogna riconoscergli la libertà di concedere il dono (o il segno) che Egli gradisce: e perché no le lingue (sia xenoglossia che glossolalia). Tuttavia, proprio in virtù della sovranità di Dio, “parlare in lingue” come dono o come segno, può significare anche acquisire estemporaneamente o miracolosamente una facoltà d’esprimersi che non ci appartiene per natura, una virtuosità d’espressione non studiata, una biblica parresìa, cioè libertà, schiettezza, franchezza di linguaggio che non era nelle nostre corde naturali. Mi piace pensare che quando i pentecostali sono stati perseguitati, dal 1935 al 1955, ad onta della loro mancanza d’istruzione che li aveva resi succubi delle classi dominanti, hanno potuto tener duro a testa alta e rispondere alle autorità con una sicurezza e una fermezza che aveva del miracoloso. Un modestissimo contadino del nostro Sud di fronte a un giudice d’appello poteva dir la sua, e proclamarla a chiare lettere, soltanto se sostenuto da un dono divino. Sì, mi piace pensare che anche quella sia stata glossolalia; magari anche più significativa e incisiva dei fonemi non intellegibili pronunciati tra i fratelli nel chiuso di una piccola comunità.

In conclusione: sia riconosciuto a Dio il potere di operare con la sua grazia anche dopo la nostra conversione, gli sia riconosciuto anche il potere di darci reale vittoria sul peccato, sia palese che tali trasformazioni si debbano manifestare con segni esteriori e il segno più indicato di una vita pienamente cristiana è la santificazione. Si riconosca, inoltre, a Dio la libertà di concedere il segno delle lingue da intendersi come xenoglossia, glossolalia o anche parresìa del credente capace ora, per grazia, di parlare in modo nuovo e sovrannaturale con Dio e di Dio.

Giancarlo Rinaldi

Qui potete scaricare un’ampia letteratura sulla santificazione e la perfezione cristiana.

 

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