Alleanza Evangelica Italiana: bene così!

L’Assemblea di sabato scorso dell’Alleanza Evangelica Italiana (AEI) è stata proficua e fruttuosa. Mi permetto di parlarne per più motivi: 1. poiché l’Associazione costituisce parte della ‘storia’ dell’evangelismo italiano e quindi, da docente di storia del cristianesimo, mi corre l’obbligo di farne menzione; 2.poiché sono stato tra i partecipanti; confesso di essere intervenuto con enfasi ai limiti del logorroico, con entusiasmo ai limiti del tollerabile. Però ne valeva la pena. Mi sono mantenuto lontano dal modello ‘Laodicea’ dove non si è né freddi né ferventi, ma tiepidi (Apoc. 3,15). Chi sa leggere il linguaggio dei gesti avrà pensato che il mio zelo era amore, chi non lo sa leggere avrà creduto che quel caldo sabato mattina non avessi avuto altro da fare. Ma di costoro, ultimi, non mette conto scriverne: se non hanno saputo leggere perché ora scriverne?

L’Assemblea è stata proficua per i molteplici temi trattati a mo’ di seminario, tutti di attualità e ben esposti. Fruttuosa perché, per quanto riguarda il ‘motore’ organizzativo sono stati presi provvedimenti opportuni e improrogabili. A sèguito di un’ampia e puntuale relazione da parte del Presidente Ciccone è emersa in primis la necessità di rivedere lo Statuto, eliminandone criticità e adeguandolo ai tempi mutati. Come ha più volte giustamente sottolineato il Presidente stesso, il lavoro avverrà conformemente alle vigenti prescrizioni statutarie e, cioè, con una Commissione apposita, eletta dall’Assemblea dei soci, il cui lavoro dovrà essere sottoposto all’approvazione di tale organo sovrano. Il gruppo di lavoro eletto risulta composto da: S. Bonaccorsi, G. Rizza, G. Rinaldi, D. Marletta e R. Mazzeschi.

È anche emersa la necessità di coinvolgere a 360 gradi la popolazione associativa nei vari còmpiti e progetti che l’AEI porta avanti, secondo le competenze specifiche di ciascun socio. Per tale scopo si avrà cura di registrare tali competenze all’atto stesso dell’iscrizione al fine di farle valere al momento opportuno. Così sempre più l’AEI si avvia a essere quello per cui è nata: un’alleanza di soggetti i quali, pur riconoscendosi in una comune bussola dottrinale che fa da premessa allo Statuto, provengono da tradizioni storiche e teologiche diverse dell’evangelismo italiano. Dunque che la diversità si trasformi in complementarietà, secondo la vigoria dello Spirito che soffia e che solo può instradare a ciò!

Altro tema importante è la comunicazione di avvisi, dichiarazioni, prese di posizione che l’AEI deve necessariamente produrre rispecchiando la totalità dei suoi soci componenti. Come ha con onestà affermato il Presidente «il tema della libertà religiosa è stato da sempre al centro della vita dell’Alleanza e quindi meritevole di avere un’apposita commissione». Non così per le altre tematiche le quali, mi permetterei di rilevare, non sono però meno importanti e che, pertanto, riguardano argomenti di pensiero cristiano, etica, bioetica, società, Bibbia, etc. Per queste – come ha precisato Ciccone – sono state fino ad ora al lavoro commissioni e gruppi di lavoro tematici che hanno avuto «carattere occasionale e contingente». Per superare questa fluidità e, conseguentemente, per conferire adeguata rappresentatività ai futuri comunicati da mettere in circolazione, l’Assemblea s’è data appuntamento già alla sua prossima riunione: il Consiglio Federale appronterà la lista delle Commissioni secondo le relative tematiche, individuando le risorse da coinvolgere nel costituirle, poi il tutto sarà sottoposto al momento elettivo dell’Assemblea dei Soci la quale si riserverà di integrare gli elenchi secondo le competenze di altri qualificati fratelli e sorelle che il Signore vorrà chiamare al lavoro e che, in ogni caso, certificheranno competenze ed esperienze a tal fine. Prezioso a tal fine sarà anche il lavoro dei Consigli Federali delle varie regioni, come opportunamente ha fatto notare il fr. Rizza riscuotendo l’approvazione dei presenti.

Mi permetto di aggiungere un ulteriore plauso al lavoro svolto. La costituzione delle Commissioni è un momento fisiologico della vita associativa; è prevista da più punti dello Statuto (e rimarrà anche nella futura stesura) ed è così importante che, come leggiamo, vi lavorano sia il Consiglio Federale che l’Assemblea dei Soci. Perché questa importanza? Consentitemi di esplicitarla: 1. Perché tale fu la volontà dei costituenti al momento della stesura dello Statuto ed è, di conseguenza, parte integrante del patto associativo; 2. Perché le dinamiche della moderna società sono così complesse e veloci da rendere necessario più ‘squadre’ di lavoro che, ciascuno nel suo specifico, siano tempestivamente pronte a formulare pareri e orientamenti; 3. Perché tali documenti saranno autorevoli e appieno rappresentativi se provenienti da tavoli di lavoro intesi non come abboccamenti occasionali e contingenti ma come organi associativi conformi a norma e prassi dell’AEI, dove persone preparate si dedichino con generosità e senza risparmiarsi tempo, competenza ed energie alla causa dell’AEI.

Non ricordo chi l’abbia riferito in Assemblea, ma costui aveva ragione da vendere quando rimarcava che poi, alla fin fine, in ogni associazione sono sempre pochi addetti ai lavori a remare nell’indifferenza di tutti gli altri. Così non deve più essere! Non è moralmente giusto lasciare che siano alcuni pochi a scrivere e parlare, insomma a faticare, mentre tanti vanno a rimorchio.

Con le premesse, le riflessioni e le conclusioni della bella assemblea di sabato scorso, 27 maggio 2018, l’AEI ancòra di più si attrezza per diventare la casa degli evangelici italiani tutti, con la loro policromia di fede, con i loro talenti, con la loro voglia di servire più che lasciarsi passivamente servire.

“Siate facitori della parola e non solo uditori” (Giac. 1,22) è il messaggio che è emerso sabato; e questo vale per i soci dell’AEI, vecchi e nuovi: fratelli… al lavoro, e tutti!

Giancarlo Rinaldi

 

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