Umberto Gorietti, un apostolo della libertà di evangelizzare.

La storia (anche quella del Movimento Pentecostale Italiano) non la si scrive con taglia e incolla di fotomontaggi da internet, né con note musicali da “profondo rosso”. La Storia, quella con la “S” maiuscola, si basa su fonti analizzate bene, serenamente, nel loro contesto storico, in relazione ad altri documenti.
Pubblico qui la lettera che Umberto Gorietti scrisse da Roma all’American Committee for Religious Freedom in Italy in data 10.1.1949 di ritorno da un suo viaggio negli USA dove era stato accompagnato da esponenti di questo Committee a parlare con l’ambasciatore italiano a Washington Alberto Tarchiani. Il testo parla da solo: è una lettera di fratello e fratelli mirata esclusivamente ad acquisire quella libertà che in Italia si sarebbe tradotta in possibilità di adorare Iddio e di evangelizzare. Non si riscontra niente di occulto o di ambiguo, ma solo un sentimento nobile di servire il Signore diffondendo adeguatamente la Buona Notizia agli italiani.
IL CONTESTO. Si era nel 1949, in piena epoca di persecuzioni antipentecostali. Queste prendevano corpo con interruzioni di culto e carcerazione dei responsabili in base a un articolo del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza che sembrava prevedere l’obbligo di autorizzazione alla Questura anche per le semplici riunioni di credenti in casa (equiparata a “luogo pubblico” se così utilizzata). Vigeva ancòra in Italia la Buffarini Guidi che rendeva illegale il culto pentecostale. Nel 1948 Gorietti, su mandato delle ADI, aveva a beneficio di queste avanzato richiesta di riconoscimento di personalità giuridica (qualifica di Ente Morale): se, infatti, lo Stato avesse approvato lo Statuto con le sue finalità esplicitate avrebbe contestualmente autorizzato culti ed evangelizzazioni ponendo termine alla persecuzione. Tarchiani, che vedeva con favore il mondo evangelico, fece il possibile presso le autorità governative e, come attesta la legge, si ottenne un’attenuazione delle norme di Pubblica Sicurezza o, almeno, una loro più blanda interpretazione.
GLI EFFETTI. Secondo quanto scrive Gorietti sembra che vi sia stato un momentaneo rasserenamento; vi fu una petizione al sottosegretario degli Interni, il democristiano Achille Marazza (1894-1968), ma al di là di una sua apparente bonomia, il culto pentecostale rimase ufficialmente fuori legge. Si sarebbe dovuto attendere il 1955 per l’abrogazione della Buffarini che, quando Gorietti scriveva, nel 1949, non si prospettava all’orizzonte. Ecco perché rimaneva in piedi la domanda per ottenere la qualifica di Ente Morale (cioè riconoscimento di personalità giuridica), pratica opportuna e dirimente che andò a buon esito solo nel 1959.
I PERSONAGGI. Gorietti per svolgere il mandato ricevuto dalla sua assemblea doveva: 1. necessariamente percorrere una strada pienamente legale, cioè rivolgersi alle autorità del governo italiano e non altre; 2. rivolgersi non a sette segrete né a gruppi di satanisti (come vorrebbe una goffa versione fantascientifica propalata da anonimi denigratori) bensì all’ambasciatore italiano negli USA e non a quello della Malesia o del Giappone; 3. accedere agli uffici americani anche grazie a un apposito Comitato lì attivo per perorare la causa specifica; 4. le persone afferenti a questo Comitato erano prevalentemente italoamericani, membri di chiese evangeliche, se uno, uno solo, di loro sia stato anche massone non toglie che impegnandosi in quella causa faceva una cosa giusta.
CONCLUSIONE. Furono compiuti i passi giusti, nel momento giusto, con le persone giuste. Se siamo persuasi che la libertà di culto e di evangelizzazione sia un Valore da difendere dobbiamo pensare con riconoscenza a Gorietti ed ai suoi contatti, insieme a tutto il faticoso lavoro svolto. La storia dei pentecostali italiani di quegli anni è bella e luminosa. Ne dobbiamo essere fieri.
Per il resto, miei cari, allego il documento, leggetelo e fatevi la vostra idea!

_Gorietti al comittao 1.1.49 – A

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