Alleanza Evangelica Italiana: facciamo chiarezza.

Ideaitalia è il bollettino di collegamento dell’Alleanza Evangelica Italiana. Nel suo ultimo numero (39 del 15.10.20) presenta un tentativo di risposta al mio appello formulato affinché nella prossima assemblea, nell’ambito delle modifiche allo Statuto, si rettificasse la seguente frase relativa a una dichiarazione di fede; è l’articolo 3.2c che ora così recita:

Noi crediamo nel nostro Signore Gesù Cristo, unico media­tore, Dio manifestato nella carne, nato da Maria vergine, vero uomo ma senza peccato, nei suoi miracoli divini, nella sua resurrezione corporale, e nel suo ritorno in potenza e gloria

Di questo articolo io proponevo di modificare soltanto una ambigua frase qui in neretto:

Noi crediamo nel nostro Signore Gesù Cristo, unico media­tore, Dio fattosi uomo, nato da Maria vergine, vero uomo ma senza peccato, nei Suoi miracoli divini, nella Sua resurrezione corporale, e nel Suo ritorno in potenza e gloria

Ho riportato il testo nella sua completezza affinché non mi si accusi di aver ‘mutilato’ il testo dello Statuto.

Premetto: sono perfettamente convinto della piena ortodossia dottrinale dell’AEI, né mai l’ho messa in dubbio, ed è proprio per questo che ho avanzato la mia proposta; affinché tale ortodossia non abbia macchia alcuna. Ho insegnato per più di quaranta anni la Storia del cristianesimo antico e, pertanto, con tutto il rispetto per i miei interlocutori, penso di poter affermare con assoluta certezza che ravvisare in Cristo la manifestazione di Dio è frase che, se pur ricorre talvolta in scritti patristici, è specificamente caratterizzante l’armamentario teologico gnostico / doceta; al contrario dire (come propongo) che Cristo è Dio fattosi uomo, cioè Dio incarnato e non manifestato è senza ombra alcuna di equivoco uniforme al pensiero ortodosso, biblico e patristico.

L’articolo di Ideaitalia, contrariamente a quanto deliberato in un’assemblea di tre anni or sono, non reca firma alcuna (solitamente compaiono minuscoli acronimi di due o tre lettere che decidemmo in assemblea di sciogliere, ma anche questa delibera fu disattesa). Presumo che il compilatore della risposta sia il Presidente e ne sono lieto poiché trattasi di un giovane sveglio, zelante, operoso e onesto, appartenente a una Famiglia che onora la storia evangelica dell’Abruzzo, anche se è del tutto digiuno di studi di filologia neotestamentaria, campo nel quale ora si cimenta assumendosi anche l’onere di guidare e illuminare il suo sodalizio in tale delicata fattispecie.

Per rispetto verso i miei interlocutori e per amore di evangelica franchezza vuoto il sacco affinché tutti siano in grado di farsi una idea propria. Fui eletto dall’Assemblea dell’AEI a far parte della Commissione per la modifica del suo Statuto. Ho onorato il mio mandato impiegando non poco tempo. In riunione feci la proposta di cui sopra ma mi fu detto sia che si sarebbe dovuto formare un Comitato per questo aspetto teologico, sia che si preferiva non discutere né tantomeno mutare l’articolo statutario con la dichiarazione di fede. Lo Statuto dell’AEI prevede la costituzione di tale comitati anche se non sono stati mai formati conformemente allo Statuto (con elezioni assembleari) ma sempre si è proceduto per nomina da parte del vertice attingendo da un ristrettissimo “cerchio magico”, senza passaggio in assemblea, ad onta delle prescrizioni statutarie tanto chiare quanto scientemente disattese.

Venni poi a sapere che la materia era stata invece discussa dalla Commissione Federale, che è invece organo formato dai responsabili delle regioni. Tale Commissione, mi fu riferito, si pronunciò per la immodificabilità dell’articolo di Statuto recante le dichiarazioni di fede. Ciò mi fu appositamente comunicato da una specifica email presidenziale. Ora apprendo che viene concessa all’assemblea dei soci la facoltà di esprimersi e me ne rallegro; almeno un risultato l’ho ottenuto!

S’intende che io non guadagnerei niente dall’accettazione di tale modifica; quindi non ho interesse alcuno a spingere oltremodo la quaestio. Se così volete, cari fratelli dell’AEI, lasciate pure le cose come sono.

Passiamo ora agli aspetti testuali, cioè neotestamentari. Mi fu risposto (per iscritto) che la frase in questione era una citazione da 1 Timoteo 3,16 secondo le versioni Diodati e Diodati Riveduta; l’argomento viene ora rinnovato.

Il presidente ebbe poi l’amabilità e la cortesia di incontrarmi in un bar di Roma. Avrei preferito aver partecipato alla discussione della Commissione Federale, trattandosi, nel mio caso, di un fratello con i capelli bianchi e piuttosto inserito in tal genere di ricerche. Ma va bene lo stesso anche al bar o anche alla fermata del tram. Portai con me la copia del Nuovo Testamento in greco per attingere direttamente alla fonte originale ma il discorso si arenò subito poiché il mio interlocutore, con l’onesta che gli è propria, dichiarò di non essere in grado di leggere quel Nuovo Testamento poiché non conosceva la lingua greca. Cambiai argomento per non mettere in imbarazzo nessuno ma silenziosamente pensai che chi presiede una Istituzione che difende ogni giorno la sana dottrina dovrebbe essere in grado di leggere i testi sui quali tale dottrina si fonda o, almeno, di farsi dare una mano da chi gli era di fronte. Niente.

Ora in Ideaitalia peggiora ancor più la confusione in cui naviga, e fa opera di disinformazione poiché scrive che «1. L’espressione Dio “manifestato nella carne” è la citazione di 1 Timoteo 3,16, tradotta così dalla Diodati, Luzzi/Riveduta, Nuova Riveduta e Nuova Diodati, praticamente tutte le versioni ora in uso nelle chiese evangeliche italiane».

Ciò è falso. Concedo l’attenuante considerando che forse chi mi scrive non è in grado di controllare sul testo greco, ma è ben evidente che le traduzioni sono di due tipi:

Le più antiche, che si basano sui pochi manoscritti noti nel Seicento:

Diodati: Iddio è stato manifestato in carne, è stato giustificato in Ispirito, è apparito agli angeli, è stato predicato a’ Gentili, è stato creduto nel mondo, è stato elevato in gloria.

Nuova Diodati: Dio è stato manifestato in carne, è stato giustificato nello Spirito, è apparso agli angeli, è stato predicato tra i gentili, è stato creduto nel mondo, è stato elevato in gloria.

Le più recenti, che si basano su una pletora di più attendibili manoscritti, codici e papiri ora fruibili:

Luzzi / Riveduta: Colui [cioè Cristo] che è stato manifestato in carne, è stato giustificato nello spirito, è apparso agli angeli, è stato predicato fra i Gentili, è stato creduto nel mondo, è stato elevato in gloria.

Nuova Riveduta: Colui [cioè Cristo] che è stato manifestato in carne, è stato giustificato nello Spirito, è apparso agli angeli, è stato predicato fra le nazioni, è stato creduto nel mondo, è stato elevato in gloria.

Anche a chi è digiuno di greco risulterà evidente che la frase Dio manifestato nella carne (dell’attuale Statuto AEI) è conforme soltanto alle versioni del Seicento laddove quelle recenti, quelle davvero utilizzate nelle chiese evangeliche italiane, sostengono che chi si manifestò è Cristo: dunque il soggetto riportato nello Statuto AEI non è quello espresso dai manoscritti biblici attendibili.

Il mio anonimo interlocutore di Ideaitalia deve prendere atto che non può giustificare la dichiarazione di fede del suo Statuto citando una versione obsoleta che è stata corretta autorevolmente dopo! Non può neanche ignorare la differenza testuale tra le diverse versioni dichiarando che sono tutte uguali. Mi rendo conto che lo studio del greco è difficile, ma è anche possibile farsi dare una mano… ed è quello che sto tentando da un lustro di fare con i vertici AEI, ma senza risultato alcuno.

Certamente concordo con il mio anonimo interlocutore nel ritenere che «prendendo in esame l’intera dichiarazione di fede dell’Alleanza Evangelica, possiamo concludere che quest’ultima è biblica, trinitaria ed ortodossa, non certamente “doceta”». Ma allora, proprio perché la dichiarazione di fede dell’AEI è trinitaria e ortodossa propongo che si cambi una espressione ambigua, ricorrente in testi gnostici, giustificata da manoscritti neotestamentari interpolati e poco attendibili. Se l’abito dell’AEI è perfettamente bianco, e lo è, a maggior ragione si cancelli quella macchiolina nera.

Del resto, cari vertici dell’AEI, procedete come vi pare: sulla Chiesa le porte dell’Ades non praevalebunt a prescindere dalla vostra gestione della faccenda.

P.S.: Per chi volesse approfondire ho trattato la teologia gnostica e doceta principalmente nei seguenti miei due contributi:

  • Cristianesimi nell’antichità. Sviluppi storici e contesti geografici, Chieti – Roma 2008, Edizioni Gruppi Biblici Universitari.
  • Le fonti per lo studio delle eresie cristiane antiche, Trapani 2015, Editrice Il Pozzo di Giacobbe.
  • I testi gnostici cristiani che attestano il lessico doceta di cui sopra sono raccolti dal mio compianto Maestro Manlio Simonetti nella sua ben nota antologia edita dalla Mondadori nella Collezione Lorenzo Valla.

Tali argomenti, purtroppo, sono oggetti del mio insegnamento sin dal 1975, quando molti allora portavano i pantaloncini corti e gioiosamente correvano tra i prati fioriti.

Per quanto riguarda l’altro tema di ancor maggior rilievo, il rispetto dello Statuto dell’AEI in materia di attivazione e conduzione delle Commissioni, ne parlerò in altro momento se sarà necessario.

Mi fa piacere firmarmi a chiare lettere e per esteso, come mio solito “mettendoci la faccia”.

Dio benedica l’Alleanza Evangelica Italiana e ne rassereni le guide,

Giancarlo Rinaldi

 

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7 risposte a Alleanza Evangelica Italiana: facciamo chiarezza.

  1. Roberto Insegna scrive:

    Questo cavillo alla luce del fatto che l’ortodossia dell’aei non è in discussione mi pare una polemica sterile da professorino (senza offesa). Al contrario le altre modifiche allo statuto, (Mazzeschi/Rinaldi) sembrano piu importanti al fine di spiegare cosa non funziona nell’Aei in rapporto ad espressioni come “cerchio magico”.

    Ciccone è solo un prestanome, prima che fosse catapultato a fare il presidente non ha mai ricoperto incarichi nell’aei cosa mai accaduta prima. Mazzeschi era venuto su dalle file dell’aei come cordinatore distrettuale. Prima di lui Sottile arrivava al vertice per via del carisma personale, ma Ciccone manca di entrambe queste doti. Allora come mai uno sconosciuto arriva lì? Questa è la domanda…

    Una associazione nazionale come l’aei è fatta di soci ma quanti sono? Da dove vengono? Chi li porta? A quale denominazione appartengono? Sono i pentecostali maggioritari per numero di iscritti nell’aei come lo sono nel mondo evangelico? E i “fratelli” ci sono?
    È possibile pensare una alleanza diversa? Se si come sarebbe? Chi ne farebbe parte? Sarebbe possibile evitare che una alleanza diversa non diventi lo specchio dei vizi del nostro paese con persone intente solo alla visibilità e alle poltrone che mettano in bilico la continuità che da il 1997 in poi, questa aei ha comunque goduto forse proprio grazie al “cerchio magico “? Come ti immagini una alleanza diversa? Puoi descriverla se ne hai una in mente?

    È abbastanza lapalissiano che se non rispondi a queste domande e non fornisci una alternativa, chi ti ascolta rimane incerto sulla valenza del tuo intervento e ovviamente il socio dell’aei sosterrà la linea che gli è più familiare ovvero quella presente. Avevi qualcosa di più’ completo in mente o hai dato solo fiato alle frustrazioni di un professore in pensione?

    • Caro Roberto Insegna, grazie per il tuo intervento che, come vedi, pubblico serenamente. Come vorrei essere il ‘professorino’ che tu insinui che io sia! Purtroppo ho 68 anni e tutti i capelli bianchi, quindi quel diminutivo non fa più per me… e me ne dolgo. Quanto alle frustrazioni che tu (in cauda venenum) mi attribuisci in quanto pensionato ti rassicuro che così non è; è evidente che non hai dimestichezza con il mondo universitario: noi altri in quiescenza (leggasi: pensione) non andiamo mai fino al momento in cui perdiamo la capacità di parlare e scrivere. E poi, ammesso che io cada in frustrazione, pensi davvero che esprimermi tra i quindici membri dell’AEI del Lazio o nelle assemblee AEI o anche ai suoi vertici mi restituisca la gioia di vivere? Perdonami, caro Insegna, ma io ‘insegno’ ancora (e scusa il bisticcio di parole): tra giorni uscirà un mio manuale di Archeologia del Nuovo testamento di 300 pagine edito dalla Carocci di Roma, a novembre presiederò un Convegno nazionale sulla storiografia ecclesiastica, sovente svolgo relazioni e corsi in università pontificie, evangeliche e dello Stato e pensi davvero che voglia esibirmi sul piccolo palcoscenico dell’AEi. Roberto, ma come si dice a Roma: ci sei o ci fai?
      Veniamo al sodo: come io immagino l’AEI? Semplice: non ne faccio una questione di uomini, mi va bene pure così, purché si applichi lo Statuto, specialmente dove parla delle Commissioni teologiche o di altra materia; queste Commissioni non sono mai state formate conformemente alo Statuto ma alcuni pochi (ecco cosa intendevo per “cerchio magico”) sono stati nominati (leggasi nominati, non eletti) per parlare a nome di tutti. Tre anni fa l’Assemblea votò, su mia proposta, di operare nella legalità riconoscendo all’Assemblea (organo sovrano) la sua facoltà di eleggere i membri delle Commissioni ma non se ne è fatto niente. Tieni presente che l’aderenza ai dettami statutari assicura a una ragione sociale anche un regime fiscale agevolato… A buon intenditor… Adesso ti è chiaro il discorso? P.S.: Non ho alcun desiderio di avere ruoli nell’AEI, infatti non ho rinnovato la tessera, non parteciperò all’Assemblea, così com’è ora non ritengo che l’AEI possa attrarre l’evangelismo / protestantesimo italiano.

  2. goffredo colucci scrive:

    Ai carissimi fratelli prof. Rinaldi e Roberto Insegna

    Innanzitutto pace del Signore, in secondo luogo e´meglio precisare che non sono un esperto di studi di filologia neotestamentaria, e che mi sento come una formica in mezzo a due pachidermi.
    Certamente questo, pero´, non mi intimorisce sul piano morale e spirituale , anzi mi spinge a esprimermi, con tutte le mie scarse e carenti nozioni sul tema (non lo dico per falsa umilta´…e´proprio cosi), ma lo faccio con lo scopo di stimolare la mia conoscenza ad essere piu aggiornato….lo so….lo so…potrei essere asfaltato immediatamente sia da parte di uno smargiasso o di un erudito, ma il risultato non cambia, accetto il rischio!

    Sono sempre stato dell´opinione che le traduzioni delle quali siamo a conoscenza siano, storicamente conformi al pensiero di quel tempo, e che anche le correnti di pensiero o ecclesiatico o denominazionale di quel tempo ne abbiamo viziato la traduzione che abbiamo nelle nostre mani.

    Prendiamo personaggi come il Diodati predicatore e sostenitore appassionato dell’ortodossia calvinista, e quindi della predestinazione, del quale credo che possa essere stato tentato a tradurre ad esempio l´arci conosciutissimo Romani 8:29-30, il famoso “προώρισεν” per intenderci, e viziarne sia il significato filologico e sia il pensiero paolino trasformandolo in ferrea predestinazione calvinista.

    Vorrei lasciare tempestivamente questo argomento, non essendo lo scopo di questo piccolo escursus presente su 1 Timoteo 3:16.
    Intanto do il mio rispetto sia al prof. Rinaldi che a Insegna, che sinceramente non conosco di fama come il professore, ma va anche a lui tutto il mio rispetto!

    Entrando nel cuore di questa mia opinione come l´Elihu di Giobbe, sperando di non essere tacciato e di apparire un saputello, vorrei evidenziare che il greco ἐφανερώθη ἐν σαρκί testualmente e letteralmente significa  rendere manifesto realizzare,  esporre alla vista l´invisibile in visibile .
    Credo che questa esposizione della frase suddivisa con faneroô e sarx, rispettivamente il verbo apparire e il sostantivo femminile carne, sia del tutto corretta.
    Ora se si vuole contestare la frase accusandola di docetismo, cioe´ la convinzione che le sofferenze e l’umanità di Gesù Cristo fossero apparenti e non reali, e che questo possa riflettersi anche nella Sua manifestazione visibile mi pare del tutto fuori luogo, mi spiego meglio; Cristo e´apparso nel suo significato soteriologico ma anche in quello antropologico.
    Creare una diatriba su questo contesto, estraendolo dal testo ne fa un pretesto, (nota elocuzione evangelica).

    A volte mi chiedo se una frase debba essere trattata e ricevuta nel senso letterale o simbolico, ecco, in questo caso ne fare una massa ben ipostatica, nel senso che Gesu´ da Figlio di Dio si e´ realmente, “manifestato come uomo ossia da Theos a Antrophos, come dire, dal cielo transitando dal vs 16 di 1 Timoteo e permanendo (inversamente proporzionale) con le stesse caratteristiche in 1 Timoteo 2:5, Theos e Antrophos.

    Sperando di essermi spiegato in sintesi, saro´ ben lieto di avere altre spiegazioni in merito e ne saro´certamente pronto ad beneficiarne ed accogliere spunti spirituali. Goffredo Colucci

    • Caro Colucci, posso usare il tu? Complimenti, prima di tutto, per la tua modestia, fa parte del carattere cristiano. Purtroppo, a differenza degli studi di medicina, di legge, di ingegneria dove per discettare bisogna avere una qualifica professionale, cioè laurea o anche abilitazione professionale, nel campo degli studi storici, filologici e teologici tutti si sentono maestri con risultati che sono sotto gli occhi di tutti, specialmente nel mondo evangelico. Ecco anche perché il tuo atteggiamento è ancor più encomiabile. In ogni caso: benvenuto.
      Vengo al sodo: il problema con l’Alleanza Evangelica non è la sua ortodossia della quale io, tu, tutti siamo persuasi. Ma proprio perché il credo è nel suo complesso ortodosso mi permettevo di rilevare che l’espressione “Dio manifestatosi nella carne” ricorre a rotta di collo nei testi gnostici, laddove nelle formulazioni ortodosse ci si esprime con “Dio fattosi uomo”. Insegno da 40 anni nelle università italiane questa disciplina e, credimi, un po’ di letture ne ho sul groppone.
      Ho tirato in ballo 1 Timoteo 3,16 perché mi fu fatto notare da un vertice AEI che questa espressione era tratta dalla Diodati; sì lo so bene, molto bene, ma fatto sta che la Diodati, come tu hai ben rilevato, risale al Seicento, quando scarseggiavamo i manoscritti greci antichi del NT. Ora ogni testo greco aggiornato presenta: “Egli (cioè Cristo, che è soggetto, e non Dio) si è manifestato in carne”. Il grande miracolo cristiano è il Dio incarnato e questo dovrebbe rilevare una professione di fede, piuttosto che rimanere arroccata a una lezione greca errata e, dunque, a una traduzione impropria, specialmente se questa coincide con le formule teologiche degli gnostici.
      Tutto ciò, anche io umilmente, ho tentato di far presente.
      Intanto ho raggiunto il risultato che desideravo: far aprire un libero dibattito nel seno dell’Assemblea dell’AEI che è l’organo sovrano dell’associazione e quindi non può essere tacitata su questo punto come prima che io intervenissi avevano deciso i vertici.
      Decidessero quello che vogliono; io dell’AEI non faccio più parte; non aspiro – di conseguenza – a nessuna carica e a nessuna visibilità. La sera dell’assemblea mi limiterò a pregare il buon Dio affinché dopo aver fatto conoscere la verità li renda davvero liberi, liberi di modificare un articolo di Statuto o anche di riflettere tra loro serenamente. Un fraterno abbraccio!

  3. Roberto scrive:

    Che permaloso che sei… rispondi sull’oggetto della domanda e non sulla tua figura di cattedratico di successo per favore… Io pongo domande per capire se dietro alle altre modifiche (quelle legate ai soci) del documento esiste un vostro pensiero un po’ piu’ articolato sul futuro dell’Aei oppure ti sei cimentato in una puntiglioso quanto sterile polemica infine al quanto ininfluente sulla traiettoria dell’Aei?!

    Se tutto sto polverone era legato alla creazione delle commissioni, del regime fiscale allora mi confermi nella mia opinione iniziale, che non c’hai una visione di insieme o alternativa, ma ti fissi su un dettaglio (da professorino) e una polemica sterile che dall’esterno appare come uno sia rimasto un po’ frustrato perche’ non ha la visibilita’ che cerca e basta… Non voglio pensarlo, ma si fa davvero fatica a pensare altrimenti data l’assenza di altre idee…

    Il gruppo che comanda imagino vi direbbe: Signori dal 1997 (ultima approvazione dello Statuto che volete cambiare) l’Aei ha una continuita’ organizzativa e programmatica che non ha conosciuto negli anni precedenti (Gestioni Milazzo, Moretti & Co) di statura internazionale ed evangelic-ALE equidistante dalle sirene ecumeniche dell’omino bianco e dai quei liberali dei Valdesi (Malan escluso). Le commissioni non si creano perche’ mancano i numeri per farle funzionare (pochi soci). Noi vi garantiamo un Aei funzionante entro i limiti del possibile date le scarse risorse umane in un mondo evangelico super frastagliato e pieno di “personagetti” (usando una espressione del Governatore De Luca), ma voi che volete?

    Loro una visione ce l’hanno e l’hanno portata avanti da piu’ di 20 anni con coerenza, ma tu e Mazzeschi cosa volete? Cosa sognate che l’Aei diventi o possa diventare o smetta di essere? Ma una benedetta idea in mente ce l’avete si o no? Non vi si chiede un trattato di 300 pagine, ma almento una paginetta di idee c’e’?? boh… ecco capisci bene che l’assenza di una visione alternativa fa passare i vostri commenti come pruriti, in gioco c’e’ roba ben piu’ grande vi diranno. Se termini la tua partecipazione all’Aei fallo dichiarando il fallimento dell’idea dell’Aei a cui hai creduto, o ad un cambio di idee, o alla vecchiaia, o a qualcosa di un po’ piu’ corposo di un vezzeggiativo e un dittongo 😉

    • Gentile (si fa per dire) Insegna (si fa anche per dire), avrei potuto non ammettere il Suo post ma ho preferito renderlo pubblico, così da palesare il livello di violenza verbale a cui Lei perviene. Meno male che si diletta di temi religiosi, immaginiamo se si fosse impegnato in politica… Devo dire la verità? Non rinnovo il mio tesseramento per non correre il rischio di incontrare figuri come Lei che attribuiscono, come fa Lei, a chi per decenni si è consumato la vista sui testi “cambiamenti di idee dovuti alla vecchiaia”. La mia idea dell’AEI e, più in generale, di sodalizi evangelici? E’ presto detto: il salotto, non l’invettiva da crocicchio che Lei, lo ha dimostrato, “Insegna”. Di violenza verbale ve n’è già tanta per le strade, quando ci si può permettere il lusso di evitarla…

  4. Roberto scrive:

    Violenza verbale ma dove? Ma quando? Ah perche’ ho detto che sei permaloso? Se questa conversazione termina con la scusa di violenza verbale a mio carico, cosa che non vedo e dubito chiunque altro dotato di diploma elementare o raziocinio riesca a notare, mi farebbe dispiacere perche’ farebbe emergere una debolezza non solo di pensiero, ma piu’ generale caratteriale.

    Ma all’universita’ Lei ha mai intrapreso un dibattito? Un confronto dialettico? Questa scusa della violenza verbale e’ una sorta di stratagemma verbale per evitare di dialogare sui contenuti di fondo? Una sorta di scappattoia intellettuale? Mah. Le mie domande sono leggittime, alla luce di una polemica innescata senza capire quale fine si voglia raggiungere aldila’ di un correttivo piu’ o meno necessario allo Statuto; in mancanza di una messa in discussione dell’ortodossia dell’Aei.

    Rinaldi questo Suo atteggiamento, mi lascia molto, ma molto, ma molto perplesso. E sono felice che resti pubblico. Ma il pubblico evangelico/ale ha diritto di sapere se c’era dell’altro oppure no dietro a questa polemica da Lei innescata.

    PS: Il riferimento “alla vecchiaia” era direttamente legato al Suo riferimento che essendo piu’ ‘anziano’ il ‘tempo andava gestito con attenzione… ‘ in un Suo precedente articolo. Se vuole io posso usarLe anche la cortesia del Voi, le forme verbali mi interessano poco, i contenuti si. Pensavo davvero ci fosse qualcosa di piu’ dietro a quelle modifiche, evidentemente mi saro’ sbagliato visto che non sono riuscito ad estrapolare un pensiero che fosse uno, nonostante una insistenza quasi socratica da parte del sottoscritto.
    Cordialissimi saluti,
    Roberto Insegna

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