Cosa significa: sono un wesleyano?

Cosa significa: sono wesleyano?

Alcuni mi chiedono quale sia la mia denominazione di appartenenza. Domanda legittima anche perché la mente umana è naturalmente portata a classificare e catalogare. Solitamente li deludo perché non paleso la parrocchia di appartenenza o un certo pastore di riferimento. Mi piace piuttosto presentare la mia identità teologica e la mia derivazione storica.

Primo: rifiuto la dicotomia tra protestanti ‘storici’ ed evangelici ‘fondamentalisti’. Non mi ritengo un reperto museale e pertanto rifiuto l’etichetta di ‘storico’, né mi ritengo un legnoso letteralista il che mi porta a non rubricarmi tra i fondamentalisti.

Secondo: il protestantesimo è esercizio di libertà, quindi nel corso dei secoli si sono prodotte fin troppe ramificazioni varie per storia e identità; mi riesce difficile appollaiarmi su un rametto e lì rimanere, meglio volare pur avendo un nido identitario saldo e chiaro.

Terzo: mi riconosco nell’interpretazione che del messaggio biblico ha dato il riformatore inglese John Wesley da cui deriva non solo la chiesa metodista ma tutta una tradizione teologica ben rappresentata ad ampio raggio nel mondo protestante. In sintesi credo che cristiani non si nasca ma si divenga con la “nuova nascita” (o conversione, giustificazione, rigenerazione); ma non finisce qui: v’è poi l’opera successiva della santificazione che consiste in un progresso continuo e in una ‘crisi’ momentanea come quella della nuova nascita. Il piano di Dio è completo (cioè ‘perfetto’) quando include questo secondo momento, questa seconda benedizione. Allora possiamo parlare, con terminologia wesleyana, di “perfezione cristiana”, che non significa perfezione umana o impossibilità a peccare, ma significa che lo Spirito, con potenza, ha conferito al credente la vittoria sul suo istinto a scegliere la strada sua e non quella di Dio. È un’immersione nella dimensione nuova dello Spirito, dunque è un ‘battesimo’ di Spirito Santo. Seguono, nella vita del credente, i carismi, doni dello Spirito.

Questo è il cuore della dottrina evangelica così come proclamata da Wesley. Per tornare all’attualità rilevo che i metodisti attualmente sembrano aver smarrito questo insegnamento e, conseguentemente, questa esperienza; solitamente s’impegnano in sfide di tipo sociale o anche politico credendo, erroneamente, che queste escludano l’esperienza di cui sopra, sbrigativamente qualificata come ‘pietistica’. D’altro canto i pentecostali, proprio come Wesley, sono proclamatori del Battesimo di Spirito Santo che pure ritengono sia esperienza distinta e solitamente successiva alla conversione; tuttavia la loro enfasi sul segno esteriore delle lingue li conduce solitamente a passare in second’ordine il mutamento interiore che, invece, costituisce la base principale: la vittoria sull’istinto peccaminoso.

Sono wesleyano poiché la tradizione teologica che si riconosce e rispetta l’insegnamento di questo riformatore fonde in sé sia la spiritualità evangelica (carismatica) sia un approccio solidamente culturale che è indispensabile per ben comprendere la Bibbia e per evitare le legnosità e le ingenuità del fondamentalismo.

La dottrina wesleyana non afferisce alla tradizione riformata – calvinista, bensì a quella arminiana. Ma questo è un altro discorso.

Giancarlo Rinaldi

Questa voce è stata pubblicata in Protestantesimo in Italia. Contrassegna il permalink.

1 risposta a Cosa significa: sono un wesleyano?

  1. Michele Granato scrive:

    “D’altro canto i pentecostali, proprio come Wesley, sono proclamatori del Battesimo di Spirito Santo che pure ritengono sia esperienza distinta e solitamente successiva alla conversione; tuttavia la loro enfasi sul segno esteriore delle lingue li conduce solitamente a passare in second’ordine il mutamento interiore che, invece, costituisce la base principale: la vittoria sull’istinto peccaminoso.”

    Come già considerato in altra pagina, ripeto anche qua il mio pensiero circa quanto evidenziato nel commento del Prof. Giancarlo Rinaldi.

    Un concetto fondamentale nel pensiero pentecostale é appunto quello della SANTIFICAZIONE inteso come allontanamento dal peccare…

    Il SEGNO della ‘glossolalia’ o ‘strane lingue’ dunque, é importante solo in quanto segno di una promessa divina esaudita, ovvero di un traboccamento di questa santificazione e al contempo di un avvenuto rivestimento di potenza promesso che equipaggia in modo carismatico il credente per una testimonianza durante tutta la propria vita fatta con piena “franchezza” “parresia”, per cui il segno glossolalico per un pentecostale biblico non é mai un punto di arrivo né tanto meno é fine a se stesso ma piuttosto é una partenza da mantenere per tutta la vita in testiminianza agli altri.

    Che poi la SANTIFICAZIONE o il livello di santificazione di un credente, oggi sempre più abbia delle lacune, rimane una questione trasversale a tutto il mondo cristiano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.